martedì 3 novembre 2009

Formichina, ciao ciao

Addio formichina che mangiava il pancino. Addio scarpine. Addio pure al cappellino, alla manina, al piedino e di conseguenza a tutti i Nino e Nina che la Bassa ha conosciuto fino a oggi, visto che ripete solo la finale delle parole. La causa siamo noi, genitori senza arte nè parte, che fino a oggi ci siamo abbandonati spudoratamente e senza ritegno alcuno alla scriteriata pratica di mettere il diminutivo a tutti i nomi.
Da oggi, si cambia: ed ecco le scarpe, il cappello, la mano e il piede.
La zia C., insegnante di asilo nido, è stata perentoria: le nuove frontiere della puericultura sono queste. Anche quella Alta ha confessato che i milioni di libri che ha letto sull'argomento dicevano lo stesso, ma tra il leggere e il fare...
Armati di buona volontà nel parlare a nostra figlia come a una persona grande e non come a una bambina piccolina (anzi, piccola!), ci siamo subito imbattuti in un ostacolo apparentemente insormontabile: la formichina che mangia il pancino, l'unico metodo conosciuto al mondo per farla star buona durante il cambio di pannolino. La formichina, peraltro, è entrata a fare parte del mondo della Bassa proprio per merito della zia C., che ora se ne lava le mani e si professa nemica dei diminutivi... un conflitto d'interessi bello e buono, insomma. Interrogata sulla questione, la zia C. ne è uscita con classe: "Si possono usare in caso di filastrocche o canzone già esistente". Va beh, dai la formichina la salviamo lo stesso anche se non è una vera e propria canzone: è questione di autoconservazione!

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