mercoledì 30 giugno 2010

L'oggetto transiziocoso

Sera, in cucina. Dialogo tra me e la mia coinquilina Alta.

"gnnnnn (inconfondibile inflessione acida nella voce, ndr) ho capito per quale motivo TUA figlia la sera non vuole MAI addormentarsi, meno che mai da sola e comunque mai prima delle 10.30"
Ecco, scommetto che è colpa mia, come sempre.
"Sentiamo, come mai?"
"Perchè non ha un oggetto transizionale!" annuncia orgogliona la Alta
"Eh?"
"L'oggetto transizionale, ossia un pupazzetto, un qualcosa che abbia la funzione di feticcio di mamma e papà e le trasmetta sicurezza, aiutandola così ad accompagnarla nella fase del sonno"
"..."
"E sai perchè la Bassa non ha un oggetto transizionale?"
"Perchè?"
"Perchè quando era appena nata non volevi lasciare nessun oggetto nella culla per evitare che soffocasse. Quindi è colpa tua"
Eh te pareva!
"ma questa teoria da che parte arriva?"
"Da nessuna parte, è mia!"
Andiamo bene adesso, non ci bastavano le teorie propinate dai libri di puericultura! Aggiungiamoci pure le teorie private...!

Per la cronaca adesso la nostra coinquilina Bassa non si addormenta più sul lettone. Ma in sala, sul divano con me o più spesso sul pavimento, mai prima delle 10.30. A quell'ora l'altra coinquilina, quella Alta, giace già da tempo addormentata nella nostra stanza.

martedì 29 giugno 2010

Il picchio di Homer

Bzzzzz..zzzzz....zzzzz....zzzzzzzzzzzzzzzzzz


Notte tra sabato e domenica.
Un rumore nella notte mi risveglia dal sonno profondo.
Ma cosa diavolo è? Sembra una motosega... oddio che si sia impazzita quella Alta?
Ma no, è un rasoio elettrico.... devo ricordarmi di dire alla Alta di cambiare la sua suoneria dei messaggi sul cellulare.
Ma che ore sono?
Guardo la sveglia. Le cinque.
Chi è che manda messaggi alla Alta alle cinque?
"Alta... sei sveglia? Ti è arrivato un messaggio!"
"Mmmmh...."

Aspetto un po' e attendo una reazione. Niente.

Mi alzo e le porto la borsa, dove c'è il cellulare.

"Toh!"
"mmmmh..."

"Allora?"
"Niente, è l'ING Direct, dice che il mio PIN è stato modificato correttamente. Ora lasciami dormire, però"

"Il PIN? Ma tu non hai modificato il PIN".
"Mmmmmh...."
"Questo potrebbe significare che qualcuno sta cercando di entrare nel tuo conto corrente on line"
"Mmmmh... sì, ma ora dormiamo"
"Un hacker... ma dovrebbe avere anche la carta coi codici... tu ce l'hai la carta coi codici, giusto?!"
"Non lo so, non sono mai entrata da internet..."
"Dov'è la carta coi codici?"
"Boh, se ce l'ho è lì"
Mi alzo e vado a guardare. E' lì.
"Ma poi Alto, anche se qualcuno entrasse, non abbiamo soldi sul conto. Che danni potrebbero fare?"
E' vero. Ma il tarlo si è insinuato.

Mi rialzo e vado su internet. Il sito è inagibile per aggiornamenti. E mi arriva anche a me lo stesso messaggio.

Credo che qualche mio collega informatico stia passando un brutto quarto d'ora. Deve avere fatto una cazzata inviando a tutti questo messaggio.

Probabilmente è colpa del Picchio di Homer (Mi riferisco a quella puntata in cui Homer Simpson - un faro nella notte e un modello per noi uomini tutti - decide di ingrassare per poter usufruire del telelavoro. Mangiando solo cibo che, se strofinato, lascia un bell'alone di unto, mette su in breve tempo i chili necessari per guadagnarsi il diritto al telelavoro. Una volta a casa si accorge che quello che deve fare non è altro che schiacciare sempre lo stesso tasto del computer. Così decide di prendere un picchio di legno che fa su e giù schiacciando sempre la "y" di "yes" mentre lui può godersi la vita: ossia stare sul divano a bere birra e guardare la tv. A un certo punto però compare la domanda: "Vuoi far esplodere la centrale nucleare?". E il picchio schiaccia "yes". Doh!).
Per la cronaca, lunedì la ING ha mandato un altro sms di scuse per l'erroneo invio dei messaggi inviati tra le 12 e le 7 di mattina.
Nulla è stato reso noto invece a proposito del destino dell'incauto informatico.

lunedì 28 giugno 2010

Dialogo tra Plautmasch


Puntuale come le zanzare d'estate, ecco a voi il settimanale contributo del professor Plautmasch* a codesto blog. Dopo aver dissertato, nelle scorse settimane, di temi legati alla famiglia (che peraltro si possono ritrovare nella sua opera omnia "La famiglia non vive nella conchiglia"), questa settimana il nostro Plautmasch è alle prese con un argomento di scottante attualità.

“Allora, è pronto il pezzo?”
“No, questa volta non so cosa scrivere ..”
“Come non sai cosa scrivere?”
“Sono stravolto dal dolore … non so cosa scrivere … cosa vuoi che ti dica? Non ho idee ..”
“Ma non è possibile, lui fa affidamento su di te, ti ha consegnato il “suo” lunedì, non puoi tradirlo”
“Capirà. E’ un giovanotto simpatico e intelligente, sebbene bizzarro, quindi comprenderà perché questa volta non gli manderò nulla”
“ Ma … che dici? Siamo impazziti?”
“Sono distrutto, non lo capisci? D-I-S-T-R-U-T-T-O, affranto, stravolto: kaputt”
“Non puoi fare così: devi reagire. Tu sei un illustre accademico!”
“Ultimi! Siamo arrivati ultimi del girone! Che umiliazione … è la fine …”
“Non puoi farti coinvolgere in codesto modo! E’ pazzesco! Tu sei uno studioso, devi essere freddo e distaccato. E’ un occasione per analizzare questa situazione dal punto di vista socio-culturale. Che so, i soliti miliardari viziati che sono stati strapazzati dalla classe operaia”
“Ecchissenefrega da chi siamo stati strapazzati! Abbiamo pareggiato con la Nuova Zelanda, non lo capisci? La Nuova Zelanda!!!! Chi immaginava fino al mese scorso che in Nuova Zelanda giocassero anche a calcio? Nessuno!!!! E’ pazzesco!!!”
“Ma tu sei un premio Nobel, un premio Pulitzer, un premium Saiwa!!!”
“Già .. ma adesso bramo l’oblio, il nulla, un silenzio assoluto che mi circondi e che mi avvolga completamente. Tre gol dalla Slovacchia! Santi numi: dalla Slovacchia! Scommetto che quasi nessuno sa dove si trova questa Slovacchia!!! La vita adesso non ha più alcun senso”
“Pensa ai risvolti positivi, qualcuno esulta: radio Padania ..”
“Per la barba di Giove! Radio Padania … Bossi … Borghezio … la Trota ….Calderoli … ah, come soffro … condannati a una sofferenza sconfinata e devastante! Che cosa abbiamo mai fatto di così brutto per meritarci tutto questo?”
“Suvvia Plautmasch non puoi farti prendere da codeste banali emozioni”
“Mio caro Plautmasch le emozioni non sono mai banali … la passione non è banale, la passione è … passione. Dannazione Marcello: perché non hai convocato un Plautmasch?”
“Su questo ti do ragione: un Plautmasch avrebbe decisamente evitato un tale disastro …oh insomma: basta! Che intenzioni hai?”
“In codesto momento? Essere completamente solo … la vita alle volte assume il sapore dell’amaro assoluto”
“E il pezzo?”
“Lunedì prossimo, non oggi … e fammi un favore quanto te ne vai: portati via le mie vuvuzelas”




*Di lunedì il Corriere della Sera ha Alberoni, Beppe Grillo ha Marco Travaglio e questo Blog ha l'onore di ospitare il contributo del prof. Wildebrando Apollonius Plautmasch. Esperto in "Scienza del comportamento umano", il prof. Plautmasch di professione è tuttologo nonchè autore di molti trattati e libri che lui stesso non saprebbe probabilmente elencare al completo.

venerdì 25 giugno 2010

Bausettete

"Ora voi contate fino a 10 e io vado a nascondermi".

"Uno, due, tre.... arriviamo!"

"Ma dove sarà il papà, Bassa? Proviamo nella camerAAAAAAAHHHHH! ma cavolo mi hai fatto prendere un colpo!!!"


Giocare a nascondino in una microcasa ha degli enormi svantaggi. Ad esempio che i posti dove nascondersi sono sempre i soliti, anche per un professionista dei nascondigli come me: dietro la porta, sotto al letto, dentro la doccia, dietro il mobile in camera.

Detto questo, ogni santa volta, quella Alta si spaventa quando salto fuori come se fosse la prima volta, anche se ha già visto che sono nascosto lì. Fa proprio il salto. Io non riesco a capacitarmene. Sono arrivato a sperare che facesse finta.
Ma è tutto vero.

giovedì 24 giugno 2010

Smetto quando voglio

"E' successo solo una volta"


Non è vero, sei ricaduto nel tunnel. Credevi di esserne uscito e invece è bastata una volta e ci sei dentro ancora. Come prima. Con tutta la fatica che avevi fatto per smettere...


"No, stavolta è diverso. Posso smettere quando voglio"


Oggi?

"No, oggi no. Ho ancora il mal di gola, i colpi di aria potrebbero peggiorare la situazione"


Allora domani?

"No, domani è venerdì, non si smette di venerdì. E poi c'è anche sciopero"


Avevi detto che lo avresti fatto solo ad agosto, quando c'è meno traffico

"Eh lo so. Però è così comodo, tu da solo, con la musica. Niente autisti cocainomani, niente vicini sudati o che urlano al cellulare, niente aria condizionata, niente aria corrente. Niente attese, niente caldo o freddo..."

E tu che fai tanto l'ecologista, lo sai quanta anidride carbonica produci?

"Ma suvvia una più, una meno. Non sarà mica colpa mia se si allarga il buco dell'ozono?"

E quanto ti costa? Solo considerando benzina e casello vai quasi in pareggio con lo stipendio...


"Ma io tutte le volte che pago con la viacard guardo fisso la telecamera e glielo urlo: LADRI, SIETE DEI LADRI. E' catartico"


E le multe? quante ne hai prese l'altra volta, quando lo facevi tutti i giorni? Per non considerare i punti sulla patente... con quelli rimasti non ci prendi neanche il pallone di calcio dell'Esselunga...

"Non è colpa mia se ogni dannato semaforo ha la telecamera. E poi io ero passato con l'arancione, mica col rosso"

E quell'altra volta, quando parlavi con il cellulare al volante?

"Lì era stata sfiga. Fermato da una macchina normale con i poliziotti in borghese. Per rifarmi pensavo di farlo anch'io nel week end: fermare gli automobilisti che parlano al cellulare, fare la finta multa e poi consegnare un bollettino con il numero del mio conto corrente..."

Quindi lo farai ancora?

"Lunedì. Lunedì giuro che smetto"


Per un pendolare utilizzare la propria macchina al posto dei mezzi pubblici è un miglioramento pericoloso. L'anno scorso l'ho fatto per mesi, ostinandomi a non considerare che, con tutte le spese che ho avuto tra benzina, casello e multe, sono andato a lavorare praticamente in perdita.
Questa settimana, per un brutto mal di gola (che peraltro mi conferisce un tono di voce particolarmente secsi, ndr) ho deciso di andare al lavoro un giorno (uno solo) in macchina per evitare colpi d'aria e non riesco più a smettere. Rispetto al mio abituale tragitto (piedi, autobus, metropolitana, piedi), l'utilizzo del mezzo proprio con tanto di parcheggio riservato una volta arrivato a destinazione presenta considerevoli vantaggi, tra cui quello non trascurabile di metterci una abbondante manciata di minuti in meno. Anche le code e il traffico milanese non mi spaventano più, anzi lo padroneggio come se fossi un vero milanese.
Tra l'altro, la mia macchina è sprovvista di quel congegno con cui vengono vendute le macchine dei veri milanesi, quello per cui non appena scatta il verde del semaforo si suona automaticamente il clacson, per sollecitare le macchine ferme a muoversi non appena c'è il cambio di colore, senza neanche un'esitazione. Ormai sono talmente allenato che quasi non si nota.

mercoledì 23 giugno 2010

Una luna

Sera, a casa.

In classico stile Homer Simpson (un faro nella notte e una guida per noi uomini tutti), mi trovo stravaccato sul divano a guardare, con una birra fredda in mano, una partita di calcio del Mondiale in full HD (canale 501) sulla mia televisione LCD ribattezzata amichevolmente "Il mostro" . E' il giusto epilogo della mia giornata lavorativa.

"Vieni, papà"
Ultimamente la Bassa è rientrata nella fase "Adoro il mio papà", dopo aver attraverso quelle "Non sopporto il mio papà", "Non posso neanche vederlo" e "Papà chi?".

Ora è tornata ad adorarmi e a voler dormire sulla mia pancia (che tanto poi non dorme, perchè lei non dorme mai... ma basta il pensiero). Io invece di adorarla non ho mai smesso, anche adesso che la notte continua a svegliarsi... però i Mondiali sono sempre i Mondiali e un uomo ha le sue priorità.

Mi attardo sul divano fingendo di non sentirla, con la tipica capacità contenuta nel cromosoma Y che mi consente di sentire senza ascoltare qualsiasi suono estraneo mentre guardo la tivvù.

"Vieni, papà. Devo farti vedere cosa ho trovato".

Giuro, parla proprio così, a neanche due anni, non è che traduco per licenza poetica o orgoglio paterno. Visto che fingo di non sentire, la Bassa passa all'azione: mi prende la manina e mi porta con decisione sul micro-balcone (ormai quasi interamente occupato dal mio orto pensile composto da: tre cassette di insalata, piantine taglia gigante di pomodori, una super zucchina. Il tutto addirittura dotato di impianto di irrigazione ad ala gocciolante: perchè sono pigro, ma ingegnoso).

Alza lo sguardo e indica con il ditino:
"Ho trovato una luna".

È vero: nel cielo ancora azzurro si vede un pezzo di luna, vicino al campanile della chiesa.

La stella invece ce l'ho qui da parte.
E brilla come mai.

martedì 22 giugno 2010

La cattiva Alta e la perfida Bassa

Driiin.
Nella vita ho poche certezze. Una di queste è che quando la Alta chiama prima delle 10 di mattina, c'è sempre uno scazzo in agguato, più o meno serio.
"Cosa è successo, stavolta?"
Voce affranta. Affrantissima. "Un disastro, un disastro. Lei mi odia"
"Chi lei?"
"La Bassa"
"Va beh, ci dovrai fare l'abitudine. Siete madre e figlia".
"No, tu non capisci, sono tristissima..."
"Ma su dai, non ha ancora due anni... cosa può avere fatto?"
"E' che lei voleva giocare alle costruzioni, io dovevo andare al lavoro e portarla da mia mamma ed ero in ritardo. E le ho detto "Portati dietro le costruzioni" ma lei niente. Allora l'ho lasciata giocare un po', ma alla fine l'ho sollevata di peso e l'ho portata via".
"Giusto, hai fatto valere la matria potestà"
"Già, ma lei piangeva e piangeva, per le scale, in macchina. Poi, mentre guidavo, ha smesso e mi ha detto "Sono arrabbiata". Proprio così"
"Bene. Esterna le proprie emozioni, è positivo"
"Sì, ma poi mi ha detto "Cattiva". E io devo aver fatto un faccia... e lei ha iniziato a fare un sorrisetto furbo e l'ha ripetuto "cattivacattivacattivacattiva". Ma io cattiva?!?! Perchè!?!"
"Ma ha capito che aveva colpito un punto debole e ha infierito. Ha aperto un varco e si è infilata... non farti abbindolare, quella è furba. "
"Ma io non me lo meritavo, capisci? io non me lo meritavo! l'ho portato in grembo 9 mesi, l'ho partorita, l'ho accudita e poi le costruzioni volevo portarle dietro!"
"Ma guarda che quella ha già capito tutto: lei ti dice che sei cattiva così tu ti intristisci e le fai fare quello che ha voglia"
"Ma io stasera glielo dico, che sono triste"
"No! Così lei fa la brava e non ti dice più cattiverie per compassione. E' tale e quale al suo ricatto"
"E quindi, cosa devo fare?"
"Mantieni questa linea: se ti fai mettere i piedi in testa è l'anarchia"
"Ma io non riesco, questo è il fallimento della mia linea pedagogica, sono una mamma cattiva"
"Non è che la stai mettendo giù un tantino dura?"
"No, tu non puoi capire. Sei cattivo".

lunedì 21 giugno 2010

Il terzo Plautmasch


In questo primo giorno di estate, siamo fieri di presentare l'ormai tradizionale appuntamento con la rubrica del professor Plautmasch*, che come ogni lunedì presta la sua arguta penna a codesto blog, arricchendolo di contenuti e argomenti.






Oggi voglio disquisire amabilmente su un argomento, caro il mio editore, che evidentemente le sta molto a cuore (vedi qui, ndr).
Parlo del terzo figlio, utilizzando un ordine puramente cronologico di nascita.
La sua teoria è molto affascinante, anche perché riportata nel mio “Sono terzo mica per scherzo” a cui lei, ne sono certo, ha preso spunto per rivendicare il ruolo che giustamente le compete al posto dell’oblio a cui è stato condannato da una sorte decisamente avversa.
Questa teoria ha però una grossa falla: il terzogenito Plautmasch.
Nelle famiglie Plautmasch il terzogenito ha sempre avuto un ruolo importantissimo nella storia d’Europa e non solo. Tutto questo è ampiamente riportato ne “Le cronache dei Plautmasch”, un'opera omnia che sto scrivendo da qualche lustro.
Fu un terzogenito, Jean Claude Plautmasch, che nel A. D. 1118 assieme ad alcuni cavalieri fondò l’“Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme”, l’Ordine Monastico dei Cavalieri Templari.
Fu un terzogenito, Philip Oswald Plautmasch, a determinare il 26 agosto 1346 a Crecy (Francia) il corso della famosa battaglia tra inglese e francesi. Commentando un bovino alquanto bizzarro, il giorno prima, se ne uscì con il famoso “look at that long cow” proprio mentre stava passando uno degli strateghi. Lui capì “Why not a longbow?” e illuminato corse a proporre di impiegare il famigerato arco inglese (longbow) che fu così determinante per quella battaglia.
Sempre un terzogenito, Eugenio Baldovino Plautmasch, il 14 aprile 1912 alle ore 23:34 uscito in coperta su una nave da crociera, dopo una abbondante libagione, esclamò incavolato “Questo GIN fa schifo, ci vorrebbe del ghiaccio!!!”. Quella nave era il TITANIC.
Com’è possibile evincere da “Le cronache dei Plautmasch”, dunque, il sangue dei Plautmasch attraversa tutta la storia d’Europa, e non solo. Un lungo torrente ematico dei terzogeniti, i famigerati “TERZO PLAUTMASCH”.

Lunga vita e prosperità.
Prof. Plautmasch




*Il lunedì il Corriere della Sera ha Alberoni, Beppe Grillo ha Marco Travaglio e questo Blog ha l'onore di ospitare il contributo del prof. Wildebrando Apollonius Plautmasch. Esperto in "Scienza del comportamento umano", il prof. Plautmasch di professione è tuttologo nonchè autore di molti trattati e libri che lui stesso non saprebbe probabilmente elencare al completo.

giovedì 17 giugno 2010

La Bassa Addormentata

C'era una volta una bambina che era molto bella, anche se un po' bassa.
Aveva capelli color del grano maturo, ricciolini e spettinati, e due grandi occhi color del cielo spalancati sul mondo.
Questa bambina era molto sveglia e vivace. Non aveva ancora compiuto due anni e già parlava molto bene, esprimendo concetti filosofici di un certo livello in modo forbito ("la cacca puzza"; "il gelato è buono", "lo smalto grigio è bello, quello rosso però è più bello") e disquisiva con scioltezza sul tempo con tutti quelli che incontrava per strada ("Oggi piove e c'è vento"; "Oggi c'è vento e poco sole"; "speriamo piova"). Inoltre disegnava utilizzando sia la mano destra sia la sinistra (e a volte anche tutte e due insieme) su tutte le superfici possibili (fogli, muri, pavimenti, lenzuola, sedie, scatole).
Questa bambina amava fare il bagno in piscina, nel mare e nelle pozzanghere, facendo sempre tanti schizzi, e le piaceva giocare con la terra, che si rovesciava in testa, ma anche con gatti, scarafaggi, ragnatele e con ogni immonda schifezza che le capitava sottomano. Da vera monella aveva sempre le ginocchia sbucciate, ma era anche molto dolce e affettuosa: spesso abbracciava forte forte i suoi preferiti (più che altro la mamma) e diceva "ti voglio tanto bene" (e poi aggiungeva: "anche a papà").
Qualche volta questa bambina si trasformava in un mostricciatolo urlante, ad esempio quando voleva far qualcosa che i grandi non le lasciavano fare. Spesso li ammoniva con dei sonori "vai via", oppure "vai a fare qualcos'altro", altre volte se ne andava lei dicendo "Vado via a casa mia".
Tuttosommato però era una brava bambina che si autoproclamava "felice".

Questa bimba un po' bassa aveva un solo problema: non voleva dormire mai.
Fosse stato per lei sarebbe rimasta sveglia sempre, ininterrottamente, venti quattro ore su ventiquattro: niente pisolino del pomeriggio, niente nanna alla sera. Niente di niente. Mentre gli altri bambini a un certo punto crollavano, stanchi ed esausti, lei niente da fare: era sempre sveglia come un grillo. Questo perchè la bimba considerava il sonno una gran perdita di tempo, che la sottraeva ai suoi giochi, ai colori e alla vita e quindi lei assolutamente si rifiutava di dormire.
Anche quando era esausta, si alzava dal lettino per andare a salutare il papà, a guardare la televisione, a bere l'acqua. Certe volte cercava anche di infilare la porta di casa per andare di notte al parco giochi.

I genitori, esausti, la facevano addormentare nel lettone perchè tutta la procedura di addormentamento non durava mai meno di un'ora- un'ora e mezza e la bimba non cedeva alle braccia di Morfeo mai prima delle 10.30, che per una bambina di 21 mesi equivagono alle 3 dei grandi.

La sua mamma e il suo papà dovevano sempre darle una passatina sul gas o una botta in testa per farla addormentare, ma si trattava di metodi non approvati dall'Unicef e dunque da usare con cautela. Avevano anche provato a darle il biberon contenente potenti sonniferi ma lei, astuta, anzichè berlo, si sdraiava, teneva le braccia dritte sopra di sè così al primo cedimento il latte le si rovesciava in faccia e lei si svegliava.

Finalmente un bel giorno, trovarono la soluzione per far addormentare la propria bimba bella, anche se un po' Bassa, nel suo lettino, senza pianti, capricci o scuse e con un metodo approvato anche dal telefono Azzurro.
Cosa fecero quegli illuminati genitori? Beh, è molto semplice: loro....

"Bassa? Ehi Bassa, dove vai? No, non puoi mangiare la pancetta a quest'ora... Bassaaaaa..... torna a letto"

... e grazie a questo metodo vissero tutti felici e contenti e con loro tutti i genitori del mondo che impararono un metodo infallibile e sicuro per far dormire i propri figli.


Fine.

mercoledì 16 giugno 2010

Il terzo figlio

"Succede quando prende il sole, quando suda, quando mangia qualcosa di diverso. Insomma succede molto spesso".

"Eh beh, è chiaro, abbiamo a che fare con una bambina dermatitica, soggetta a questi sfoghi sull'epidermide. Lei o suo maritoavete mai avuto problemi di dermatite da piccoli?"

"Io no, non credo. E mio marito... beh, lui è il terzo figlio".

"Ah... capisco. Quindi nessuno ricorda niente della sua infanzia?"

"Esattamente".


La pediatra lo sa. Essere il terzo figlio vuol dire non sapere a che età hai iniziato a parlare, gattonare, camminare. Vuol dire avere solo due foto della tua infanzia. Vuol dire essere sempre confusi nei ricordi con qualche altro fratello. "Era così bravo... me lo sono trovato grande senza accorgermene" dice mia mamma.
Ma questo non vuol dire che abbia avuto un'infanzia da libro Cuore, tutt'altro. Mia mamma dice che con me aveva messo da parte tutte le paure che aveva con gli altri due e devo dire che non ho assolutamente la sensazione che mi sia mancato qualcosa. Anzi.

martedì 15 giugno 2010

Il paese degli allocchi

"Dove siamo?"
"Al mare"
"Dove siamo?"
"Per la centotrentesima volta, Bassa, siamo al mare"
"Andiamo su giostra?"
"Ancora?!?"
"Andiamo su macchina?"
"Ma ci sei già stata due volte, oggi"
"Voglio pallina"
"No... ehi ma dove vai, non puoi arrampicarti da sola su quella montagna gonfiabile"
"Voglio gelato!" "Compri staccastacca?!?" "Andiamo in palline?"

Ha ragione la Bassa a ripetere ossessivamente la domanda "Dove siamo?".
Non siamo al mare per il week end, ma siamo finiti nel "Paese degli allocchi": un gigantesco parco giochi costruito appositamente per succhiare soldi alle famiglie con bambini.
In ogni angolo si annidano pericolose tentazioni succhia-soldi. Le peggiori sono le macchinine che si muovono con "il soldino": un euro che dura cinque nanosecondi. A un certo punto la Bassa, presa da disperazione, è scesa e ha provato a spingere, inutilmente. E se non sono le macchinine elettriche sono altre cose luccicanti messe apposta per loro, i bambini. Un mercato che non conosce crisi. Giostre, parchi giochi gonfiabili, parchi giochi al coperto, allo scoperto, asini veri, cavalli finti, giocolieri, gonfiabili.
E la Bassa non ha ancora compiuto due anni: il peggio deve ancora venire.

domenica 13 giugno 2010

I lunedì del Prof. Plautmasch


L'angolo del Prof. Plautmasch

Avevo 4 forse 5 anni quando chiesi a mio padre “Come nascono i bambini?”. Gamelius Agamennone Plautmasch era un uomo di poche parole e non amava molto rispondere alle domande, specialmente a quelle inutili. Le conseguenze furono devastanti e da allora non gliene posi mai più una. Quell’esperienza, oltre a non importunare il severo Gamelius, mi insegnò moltissimo.

Con questo non voglio suggerire di seguire l’esempio di mio padre, voglio suggerire proprio il contrario. L’attuale generazione, diciamola tutta, è abbastanza sfortunata. Quelle precedenti, chi più e chi meno, tendevano a dare ben poche risposte.

Come nascono i bambini? E che ne so io …

Come? Non ho ben capito! Ok, aspetta che mi informo ..

Adesso ho da fare: chiedi alla mamma!

Le generazioni che verranno invece non avranno bisogno di dare risposte, ma di riceverne. I loro figli a 3/4 anni andranno direttamente su Wikipedia o frequenteranno social-baby-network, molti di loro avranno anche un blog.

Quella attuale paga lo scotto di trovarsi in una sorta di via di mezzo e deve rispondere a imbarazzanti domande su sesso, morte e perfino sul modello 730.

La tentazione di bluffare, benché molto forte, dev’essere a mio avviso accantonata. Si è subito sgamati, ne abbiamo avuto un esempio anche su codesto blog. I bambini di oggi sono molto più intelligenti di noi.

La tentazione di tergiversare deve essere presa seria in considerazione a patto che si abbia piena padronanza del politichese e anche una buona forma fisica. Il “dire tutto senza dire nulla” e “il dire nulla dicendo tutto” permette di prendere tempo. Dopo 2 o 3 ore di autentica conferenza si raggiungerà una ragionevole situazione di parità.

In definitiva la ricetta giusta non esiste, ciascun genitore deve trovare il suo metodo. Ci vuole pazienza, coraggio e molte, moltissime prove.

Quello che consiglio è di avere sempre una focaccina o una merendina a portata di mano.

Come nascono i bambini?

Ti ho sempre detto di non parlare con la bocca piena!

Ma se non sto mangiando ..

Prendi questa focaccina, allora …

Economico e molto efficace.


Lunga vita e prosperità


giovedì 10 giugno 2010

Scoppiettanti novità

In contrasto con l'oscurantismo che sta per abbattersi impietosamente su questo Paese, il mio blog si propone con una grafica completamente rinnovata all'insegna del bianco, simbolo di purezza.
Un look total white che vuole essere fresco ed estivo, ideale per la spiaggia, il lago e la montagna. Ma anche per la piscina e il salotto. E pure per l'ufficio e il bagno! Insomma, ideale per ogni luogo!
Ai lettori più attenti non sarà sfuggito pure il nuovo formato che spalma il testo su tutto lo schermo e non solo su una parte.
Vi piace? Non vi piace? Vi acceca così come faceva la mia lampada di design con i miei ospiti che hanno perso la retina? Avete delle proposte? Preferivate il verde green così come il mio animo eco-sostenibile e il mio pollice verde?
Votate! Perchè l'altra novità è che c'è pure un sondaggio... in alto a destra. E' facile, indolore e non costa nulla!!!!

Un esempio calzante

"Rondini fanno uiiiiiiiiii"
"Sì amore che bello stare qui sul balcone, guarda quante rondini!"
"Come fanno rondini?"
"Uiii, Bassa, fanno uiiii, l'hai detto tu un momento fa... soffri di amnesie a breve termine?"
"Cos'è mnesie?"
"Va beh, lasciamo stare... guarda la rondine mamma con la rondine papà e la rondinina! Senti che la rondinina fa i capricci? Perchè non vuole mangiare gli insetti come le dicono mamma e papà, ma vuole mangiare solo l'ovetto kinder!"
"Come Bassa?"
"Eh sì proprio come te che pocanzi facevi i capricci"
"Anche Bassa mangia insetti?"
"Ehm... no, non proprio".
"E rondine mangia ovetto kinder?"
"..."

Eppure l'esempio mi sembrava così calzante.
Questa bambina è una decostruttivista.

mercoledì 9 giugno 2010

Di fallimenti e geniali intuizioni

La strada verso l'ecocompatibilità e un modo di vivere più sostenibile è lunga e impervia.
Nel mio caso è costellata da successi, insuccessi e geniali intuizioni.

Tra i successi, non posso esimermi dal citare la Brita, la caraffa con filtro che usiamo per l'acqua potabile. Visto che l'acqua che sgorga dal nostro rubinetto è veramente molto dura (come dimostra il calcare che si forma in quantità industriali in ogni loco in cui ne viene a contatto), abbiamo deciso di procurarci questo aggeggio che già usavo con successo al lavoro (ne avevamo acquistata una di un'altra marca che però lasciava un sapore chimico all'acqua).

Questo ci ha permesso di eliminare quintali di bottiglie di plastica nella spazzatura e di esimerci dall'onere di portare il pesante fardello dal supermercato (perchè la Famiglia Alta ha come caratteristica principale quella di essere incredibilmente pigra, quindi ogni sforzo risparmiato è visto come un gran successo). Credo che anche il portafogli ne benefici, anche se i filtri costicchiano, ma non ho fatto calcoli precisi.

Tra i successi c'è anche il mio splendido orto pensile che ho creato nel giardino in cassette della frutta e nei sacchi (dovrò postare delle foto). Si tratta di un orto low cost di cui abbiamo già assaggiato l'insalata, che è davvero squisita (e poi, volete mettere il senso di onnipotenza nel dire: l'ho creato io?). Ora, nell'attesa che ricresca, abbiamo la terza cassetta di insalata songino da mangiare. Buone nuove anche dai pomodori, che ho fissato con bastoncini rigidi visto che crescono rigogliosi, e dalla zucchina che ha già fatto fiori ma li ha persi (mia mamma dice che è un brutto segno).


Per quanto riguarda gli insuccessi, devo fare una confessione.
I miei più assidui lettori ricorderanno probabilmente l'idea di produrre in casa detersivi ecologici per lavatrice e lavastoviglie, che cotanto entusiasmo avevano acceso negli animi, svelandomi un mondo fatto di dentifrici, saponi, bagnoschiuma e ogni cosa fatto artigianalmente.
Ebbene, l'idea geniale ed economica non ha funzionato. Ed è fallita miseramente dopo pochi giorni: i vestiti puzzavano di topo morto e i bicchieri ne uscivano ricoperti da una triste coltre opaca che faceva tanto smog di Milano.
Archiviata.

Ma altre idee ecologiche frullano nella mia testa.

La principale è questa: sostituire l'allegra girandola che è piantata nel balcone con qualcosa che esteticamente ha lo stesso effetto ma che avrebbe anche uno scopo.

Insomma: sostituire le girandole con una pala eolica.
Abitando al terzo piano, forse i miei vicini dei piani di sopra e di sotto che si troverebbero la pala davanti al bancone potrebbero non coglierla con il medesimo entusiasmo. Per questo ho trovato una mini pala eolica che potrebbe agevolmente prendere il posto della girandola: eccola qui! Unico problema, i costi. Ma l'idea contiene un tocco di genio.

martedì 8 giugno 2010

Il paradiso degli scarafaggini

Scena: Esterno, giardino. Io e le mie due coinquiline, la Alta e la Bassa.

"Cooooos'èèèèèèè?" esclama la Bassa mentre raccoglie da terra qualcosa.
"Ma non so amore, fa vedere alla mamma..... BLEAH ARGH PFU CHE SCHIFOOOO E' UNO SCARAFAGGIO MORTO!!!" urla quella Alta lanciandolo via.
L'oggetto rimane inerte per terra. Stecchito.
"Ma che scarafaggio, è minuscolo, è uno scarafaggino" intervengo io per smorzare i toni.
La Bassa lo guarda con interesse. Poi domanda: "Ma... è felice scafaggino?!?!"
"Bah... felice... allo stato attuale non saprei... magari è nel paradiso degli scarafaggini e sì, si potrebbe definire felice..."
"Ma... è monello scafaggino?"
"Monello, no... Magari una volta sì, faceva disperare la sua mamma, ma adesso... proprio no. è morto".
"Motto" ripete la Bassa con lo sguardo pensieroso "Cos'è motto?"
"Beh... morto è quando non ti muovi più"
La bimba è perplessa. Forse pensa che allora fa bene lei che durante il giorno non sta ferma neanche un nano-secondo.
Riproviamo: "è quando l'anima lascia il corpo"
La Bassa alza il sopracciglio, sempre più pensierosa.
"è quando non senti più niente"
"è come se ti addormentassi senza più svegliarti"
"Bravo, così già fa fatica ad addormentarsi non lo farà mai più"
"Ma è tutta colpa tua. Se mi avessi fatto comprare il libro "Il mio papà sa tutto" ci sarebbe stata sicuramente una risposta. Invece non hai voluto e adesso non sappiamo come spiegarle la cosa".

lunedì 7 giugno 2010

I lunedì del prof. Plautmsch

L'angolo del Prof. Plautmasch

Buon giorno mr. BLOG, questa settimana intendo parlare di lei.

Si, proprio di lei, di un BLOG, di questo BLOG. Intendo ricambiare l’onore che mi rivolge ospitandomi.

Il BLOG, parlando in generale, è sicuramente una finestra sul mondo attraverso la quale l’autore non solo si affaccia, ma addirittura permette a chiunque di guardare dentro. Seguendo però le sue regole

Sostanzialmente il BLOG, parlo di qualsiasi BLOG, è una ottima auto-psicoterapia I cui benefici sono indubbi, sia a breve che a lunga scadenza.

Non è solo un modo di affermare “io ci sono”, va oltre: “io esisto”.

Avrà avuto modo di leggere, immagino, il mio “Un post al giorno toglie lo psicologo di torno” che quando uscì provocò un polverone nel mondo accademico, ma che adesso è punto di riferimento in ogni corso di studio che porta alla laurea in psicologia.

Nello specifico vorrei analizzare il perché lei abbia iniziato a scrivere questo BLOG.

Il suo BLOG è allegro, frizzante, un fresco aperitivo da bere in compagnia. Leggendo e commentando i post ci si ristora lo spirito è un ottimo anti-ipertensivo e facilita la diuresi.

Hermann Hesse ha affermato che «Ogni sublime umorismo comincia con la rinuncia dell'uomo a prendere sul serio la propria persona.». E’ questo che mi ha affascinato fin da subito, lo ammetto.

Tuttavia mi sono posto la domanda: perché lei ha iniziato a scriverlo?

Un primo motivo che mi viene in mente è una sorta di esorcismo. Con i suoi post, devo dire sempre molto effervescenti, lei tenta di esorcizzare le sue paure. Prendiamo il parquet IROKO. E’ indubbia la paura che nel 2012 la fine del mondo possa in qualche modo rovinarlo. Per questo motivo ci gioca, drammatizzando e sdrammatizzando nello stesso tempo.

Un secondo motivo, a mio modesto avviso, è il gradino che lei ricopre nella scala gerarchica della sua famiglia: l’ultimo. In casa lei ha sempre l’ultima parola. Viene consultato oramai per pura abitudine, infatti il suo peso specifico, in ipotetiche votazioni atte a produrre una qualsiasi decisione, è tendente allo zero. L’ultima chance l’ha spesa con la scelta del parquet dove adesso ama appoggiare i piedi (anche tonnati a quanto leggo). Poi più nulla. Fino a quando ha scoperto il BLOG. Qui parla, dice, fa la voce grossa e il suo EGO ne esce vittorioso. Come una sorta di Clark Kent che BLOGGA per diventare SUPERMAN. (E devo dire che ci riesce magnificamente, per la gioia di noi tutti …)

Un terzo motivo è il ruolo sociale che questo BLOG ha assunto. Non so se sia stata la sua intenzione iniziale, ma adesso è ovvio che il ruolo è proprio questo. Consigli, esperienze, aneddoti di vita vissuta vengono continuamente scambiati con i suoi BLOGascoltatori. In questo modo emergono miniere preziosissime di informazioni utili. Chi risolve un problema mette la soluzione a disposizione di tutti. Tutto ciò è meraviglioso …

Mi piace pensare che un quarto motivo è che prima o poi sapeva di ospitare una mia rubrica. Sa com’è anche io ho un EGO e anche io sono un anonimo CLARK KENT. Io scrivo per diventare PLUTMASCH, il premio NOBEL.


martedì 1 giugno 2010

Il vitello dai piedi di balsa

Domenica mattina.
Abbiamo ospiti a pranzo e la Alta sta cucinando quantità industriali di cibo che servirebbe a sfamare l'intero Burkina Faso per una settimana. L'ambizioso piano della mattina prevede di:
- terminare di cucinare (lei)
- riportare la casa in uno stato di ordine apparente (io)
- apparecchiare la tavola (io)
- uscire a fare un giretto (noi)
- rientrare per le 11.30 (noi)


Ai più attenti sarà già balzato all'occhio che si tratta di un piano chiaramente irrealizzabile. Soprattutto svegliandosi alle nove.

Ma noi, amanti delle missioni impossibili, decidiamo di aggiungere un ulteriore grado di difficoltà: lasciare la Bassa senza pannolino. Anche perchè dopo aver saputo che c'è un bambino di un anno che ormai da mesi è molto avanti sull'argomento grazie a un metodo chiamato "Elimination comunication", è chiaro che non c'è più tempo da perdere. E decidiamo di intervenire subito con un metodo da me inventato, ribattezzato: "spannolination competition". Il metodo consiste nel togliere il pannolino alla Bassa invitandola a dirci quando sente l'esigenza di espletare i suoi bisogni fisiologici. Anticipo subito che si tratta di un metodo che va perfezionato.

Dopo circa due minuti senza pannolino, infatti, la Bassa si fa la pipì addosso. Sul parquet. O meglio, sul mio parquet modello Iroko finito a cera.
Urge ripulire immediatamente prima che ci siano danni permanenti. Mentre il pavimento è bagnato quella Bassa ci corre sopra e scivola (l'immagine è quella classica dei film comici in bianco e nero, quando un tizio scivola sulla buccia di banana). La Bassa picchia la testa e ne segue dramma che evolve per i successivi 15 minuti (niente di grave, ma la ragazza ha una certa genetica tendenza alla drammatizzazione).

Finalmente rinfrancata, la Bassa va in cameretta a giocare. Dopo poco si sente un inconfondibile odorino sprigionarsi nell'aria. Ed è la fine, perchè è ancora senza pannolino.
Dopo aver di nuovo ripulito il tutto, decidiamo di rimettere il pannolino (il motto è: meglio tardi che mais).
In fretta e furia cerchiamo di sistemare la casa per l'arrivo degli ospiti, ovviamente rinunciando al giretto prepranzo (e anche all'ordine apparente. Apparecchiare lo facciamo dopo che sono arrivati...).
Consumiamo quantità pantagrueliche di cibo innaffiate da un vino "Primitivo di Manduria", il cui elevato tasso alcolico influirà sui successivi eventi.
Un ospite viene quasi ucciso da una lisca di branzino assassino e gli sforzi culinari della Alta naufragano miseramente di fronte all'importanza della vita umana.
Alla fine tutti sopravvivono e mi viene affidato il compito di preparare il caffè. Accade accidentalmente che, nel farlo, mi cada sui piedi un contenitore pieno di salsa tonnata. Che si sparge su tutto il pavimento. E così divento il vitello con i piedi tonnati della canzone di Elio ("vitello dai piedi di balsa, la tua storia è falsa").
Trascorro il resto della giornata cantando una delle più meravigliose canzoni della musica italiana:

«Nel boschetto della mia fantasia c'e' un fottio di animaletti un po' matti inventati da me, che mi fanno ridere quando sono triste, che mi fanno ridere quando sono felice, che mi fanno ridere quando sono medio; in pratica mi fanno ridere sempre, quel fottio di animaletti inventati da me.
C'e' il vitello con i piedi di balsa il vitello con i piedi di spugna e indovina chi c'e'? C' e' pure il vitello coi piedi di cobalto , c'e' il vitello coi piedi tonnati quattro ne ho inventati, sono gli animali della mia e della tua fantasia».